La Categoria Specifica è stata istituita per le operazioni di droni che non rientrano nei criteri della Categoria Aperta, richiedendo una valutazione del rischio e procedure di autorizzazione più rigorose. Esempi includono voli BVLOS, droni con MTOM > 25 kg, voli sopra i 120 mt dal suolo, sgancio di materiali e spargimento di sostanze, operazioni con sciami di droni.
Direct remote ID
In conformità al Regolamento di esecuzione (UE) 2019/947, tutti gli UAS (Unmanned Aircraft Systems) che operano nella categoria specifica, compresi gli scenari standard nazionali, devono essere dotati di un sistema di identificazione remota attivo e aggiornato, conforme al Regolamento delegato (UE) 2019/945.
Questo significa che gli UAS devono trasmettere informazioni quali ad esempio: il codice operatore, la posizione geografica dell’UAS e la sua altezza di volo rispetto al suolo, la posizione del pilota remoto o, qualora quest’ultima non sia disponibile, il punto di decollo dell’UAS, etc.
Tali informazioni possono essere rilevate da ogni cittadino tramite un’apposita app per smartphone. Solo le autorità preposte ai controlli possono invece risalire all’identità dell’operatore.
Lo scopo di questa misura è garantire la sicurezza, la legalità e la privacy nell’uso degli UAS.
Gli UAS con marcatura di classe C1, C2, C3, C5 e C6 sono già dotati di un sistema di identificazione remota, mentre appositi moduli aggiuntivi potranno essere installati sugli UAS non ancora dotati di un sistema di identificazione conforme alla normativa applicabile. L’operatore UAS è responsabile della corretta impostazione, sul modulo del sistema di identificazione remota, del proprio codice operatore, ricevuto all’atto della registrazione sul portale D-Flight.
Per maggiori informazioni, è possibile consultare il sito EASA.
Ultimo aggiornamento: 14/05/2024